Lombalgia Cronica: approccio posturale globale

Man with enhanced spinal column, rear view (Digital Composite)
Man with enhanced spinal column, rear view (Digital Composite)

Laddove si manifesta un dolore cronico, non giustificato da traumi diretti o incidenti, le tensioni muscolari e le alterazioni posturali ne sono quai sempre la causa e possono essere determinate da molti fattori: semplici vizi del portamento (posizioni lavorative, gesti tecnici,…), fattori viscerali, visivi e così via. Solitamente quando si affronta e si tratta il dolore, senza prendere in considerazione l’aspetto posturale, si è costretti ad agire sulla zona in cui si manifesta e non ci si pone l’obiettivo di ricercare la vera causa del problema: “la spina irritativa”. In questo caso ogni trattamento locale, che non rintracci ed elimini la causa nascosta, lontana, non sospetta, comporterà recidive e la possibilità che il dolore migri in altre aree attraverso il sistema delle catene muscolari, fasciali e connettivali.

Postura & Rachide

La postura, cioè il modo in cui una persona sta in piedi, si muove, respira, si atteggia, può essere interpretata come una vera e propria mappa; la corretta valutazione e saggia lettura degli allineamenti posturali permette d’individuare le ipotetiche fonti responsabili della patologia lamentata dal soggetto.

Per poter leggere o interpretare una postura è importante considerare anche i più semplici concetti relativi alla forma e alla funzione: se si possiede una buona forma (postura), è verosimile pensare che lo sarà anche la funzione; se la forma-postura non è in equilibrio, risulterà impossibile avere funzioni corrette, con un buon rendimento e assenza di dolore (comfort).

Tuttavia è vero anche il contrario: se si possiede una buona ed equilibrata postura, ma si utilizza il corpo in modo scorretto, ovvero lo si fa funzionare in modo non consono alla sua struttura e alle sue reali potenzialità, prima o poi la forma si altererà.

Un esempio: il colpo di frusta

In seguito al tamponamento inatteso e violento, il tratto cervicale subisce un brusco stiramento della muscolatura precervicale (lato anteriore del collo) che si traduce immediatamente in una violenta contrazione muscolare come risposta antalgica. Il permanere nel tempo di questo spasmo muscolare di difesa porta alla fissazione dell’ipertono che si è creato al momento dell’incidente e come possibile conseguenza si potrebbe avere una riduzione della fisiologica lordosi o, nei casi più gravi, la rettilinizzazione o inversione della curva cervicale. La cronicità di tali alterazioni (rettilinizzazione o inversione) sottoporrà inevitabilmente il tratto cervicale a un’alterata meccanica articolare (lavoro alterato delle strutture articolari) creando scorrette sollecitazioni e distribuzioni dei carichi di lavoro (meccanico-articolare) che determineranno l’insorgere di lesioni (protrusioni o ernie discali, compressioni radicolari, eccetera).

Algie, Compensi & Catene

catene-muscolari-1_CHIPOS_JesiLa modalità di difesa (antalgica) che il corpo attua di fronte a un dolore o a un’aggressione, si ripete per ogni parte del corpo: è una logica di sopravvivenza innata. Di fronte al dolore il corpo preferisce limitare o annullare i movimenti, come nel caso dell’artrosi all’anca che porta a ridurre progressivamente il movimento, arrivando in molti casi fino al blocco articolare.

Se per esempio il soggetto, in seguito al colpo di frusta dell’esempio precedente, sarà stato costretto a limitare il movimento del collo fino a cronicizzare tale limite, si troverà a condurre la vita di tutti i giorni non potendo compiere i dovuti movimenti del capo, in modo libero (guardare a destra e sinistra, in alto o in basso…). Dovrà comunque trovare un modo per farlo, attraverso sistemi vicarianti: rotazioni delle spalle, del tronco, ma soprattutto del tratto lombare. Questo ultimo, quando si trova a supplire costantemente a ogni gesto che non gli sarebbe dovuto, subisce un carico di lavoro eccessivo che, protratto nel tempo, potrà portare a patologie del rachide. Ad aggravare questo meccanismo, si aggiunge la retrazione della catena muscolare posteriore (se un anello muscolare di una catena si accorcia, l’intera catena si accorcia), per cui la compressione su tutte le articolazioni che sono interessate e coinvolte da tale catena aumenterà e il tratto lombare, che era impegnato in un iperlavoro per vicariare il collo, si troverò a essere anche più compresso.

In conclusione, cercare di risolvere la lombalgia (nell’esempio del problema cervicale), senza prima trattare il collo (anello muscolare in cui è nata la causa), non rappresenta un approccio corretto: si avranno sicuramente recidive o comparsa di disagi, limiti o dolore in altre zone. A tal proposito risulta calzante l’aforisma di Mézières:

la causa risiede sempre lontano dal punto dell’effetto.

Infine, possiamo dire che i risultati delle ricerche confermano la validità dell’approccio posturale e dell’allungamento muscolare globale decompensato nel trattamento della lombalgia cronica; è anche per questo motivo che nel nostro centro utilizziamo questa metodica e la proponiamo alle persone che ne necessitano. Viene chiamata anche R.P.G. (rieducazione posturale globale).

 

Autore dell'articolo: Michela